Nelle prime decadi del Novecento il castello della Rotta si trovava in stato di abbandono e ciò, unitamente alla solitaria ubicazione e alla circostanza di essere stato a lungo un possesso templare, favorì il sorgere di argomentazioni circa sedicenti presenze soprannaturali che lo infesterebbero. La costruzione avrebbe una posizione astrologica idonea all'apporto di energie naturali, perché orientata in rapporto alla posizione del sole, della luna e dei pianeti, trovandosi all'incrocio di particolari linee di forze magnetiche terrestri. La notorietà della dimora in tal senso si consolidò a partire dagli anni Ottanta, anche se risulta chiaramente difficile poter credere alla veridicità delle numerose presunte "testimonianze".
A detta degli "esperti", comunque, il castello avrebbe la fama di essere il più infestato d'Italia e il seguente incompleto elenco riassume le presenze che si sarebbero manifestate nelle sue stanze: un cavaliere armato sul suo destriero, un sacerdote criminale, un corteo rituale di ecclesiastici, una processione di spettri.Questa processione avverrebbe ogni anno come se gli spettri volessero che le loro storie fossero ancora ascoltate (ogni 14 giugno).Di tutte le anime sole, tristi e violente che sono indissolubilmente legate alle mura del Castello della Rotta. , una nobile forse suicida, un'anziana tata rea di aver provocato la scomparsa di un infante, un cardinale seduto e intento a leggere un libro ed un uomo vestito di nero che ritorna nel luogo della propria morte.
La storia del Castello della Rotta a Moncalieri è letteralmente scritta nel sangue: le sue mura videro lo svolgersi di diverse e cruente battaglie, molte delle quali videro coinvolti anche i Cavalieri Templari, a cui questo luogo sembra sia legato in maniera indissolubile. Un passato violento e sinistro che si è poi incarnato nelle leggende e nelle storie di fantasmi che gravitano intorno a questo luogo.Secondo la leggenda, il castello prende il suo nome, “della Rotta”, in seguito alla sconfitta che Tommaso di Savoia subì qui nel 1639, per mano degli assedianti soldati francesi. Ma questo castello fu anche un possedimento Templare: infatti nel 1196 il maniero fu donato all’allora Maestro della milizia del tempio, divenendo di fatto proprietà dei Cavalieri di Malta.
Le storie dei fantasmi del Castello della Rotta:
La Marchesina e il cavaliere
Narra la leggenda che al Castello della Rotta giunse una marchesina proveniente dalla Francia: era una fanciulla giovane e delicata,e arrivò a Moncalieri per diventare la sposa del padrone del maniero: un uomo vecchio e zoppo, che aveva però bisogno di un erede a cui lasciare il castello.
La marchesina era consapevole del destino che la attendeva, ma nonostante tutto si innamorò di un nobile e aitante cavaliere: la croce rossa dipinta sul suo mantello bianco le parlava di terre lontane e pericolose, di avventure e pericoli, di un uomo forte e coraggioso che li aveva affrontati a testa alta.
Il cavaliere aveva giurato fedeltà al padrone del maniero. Ma fu più forte di lui: ricambiò l’amore della marchesina. I loro incontri erano fugaci e passionali. Tanto che non gli importava di essere in pericolo.
Il signore del maniero sapeva: li aveva visti. E giurò vendetta. All’inizio fece finta di niente. Poi, con una scusa qualunque, attirò l’ignara marchesina nella torre. Chiuse la porta, in modo che nessuno li disturbasse. L’attirò alla finestra. E mentre lei stava ammirando il panorama, pensando al suo amato, con uno spintone improvviso la scaraventò giù dalla torre.
Ancora ebbro della sua follia e del dolce sapore della vendetta, fece seppellire il corpo. E mandò egli stesso un messo dal cavaliere, avvertendolo che la marchesina era stata vittima di un incidente, un crudele scherzo architettato dal destino.
L’animo del cavaliere fu straziato dal dolore. Versò in una sola notte tutte le lacrime che un uomo poteva piangere in un’intera vita. Il giorno successivo partì alla volta della Terrasanta, a combattere contro i Mori. Ma giurò e sé stesso che sarebbe tornato. Le sue spoglie avrebbero riposato nella stessa terra dove era stata sepolta la marchesina. E avrebbe vegliato per sempre sulla sua anima.
Di questa triste fanciulla non resta che un pallido fantasma, uno spettro solitario che si aggira per i dintorni del Castello di Moncalieri, o viene visto affacciato a una delle finestre del maniero.
Narra la leggenda che al Castello della Rotta giunse una marchesina proveniente dalla Francia: era una fanciulla giovane e delicata,e arrivò a Moncalieri per diventare la sposa del padrone del maniero: un uomo vecchio e zoppo, che aveva però bisogno di un erede a cui lasciare il castello.
La marchesina era consapevole del destino che la attendeva, ma nonostante tutto si innamorò di un nobile e aitante cavaliere: la croce rossa dipinta sul suo mantello bianco le parlava di terre lontane e pericolose, di avventure e pericoli, di un uomo forte e coraggioso che li aveva affrontati a testa alta.
Il cavaliere aveva giurato fedeltà al padrone del maniero. Ma fu più forte di lui: ricambiò l’amore della marchesina. I loro incontri erano fugaci e passionali. Tanto che non gli importava di essere in pericolo.
Il signore del maniero sapeva: li aveva visti. E giurò vendetta. All’inizio fece finta di niente. Poi, con una scusa qualunque, attirò l’ignara marchesina nella torre. Chiuse la porta, in modo che nessuno li disturbasse. L’attirò alla finestra. E mentre lei stava ammirando il panorama, pensando al suo amato, con uno spintone improvviso la scaraventò giù dalla torre.
Ancora ebbro della sua follia e del dolce sapore della vendetta, fece seppellire il corpo. E mandò egli stesso un messo dal cavaliere, avvertendolo che la marchesina era stata vittima di un incidente, un crudele scherzo architettato dal destino.
L’animo del cavaliere fu straziato dal dolore. Versò in una sola notte tutte le lacrime che un uomo poteva piangere in un’intera vita. Il giorno successivo partì alla volta della Terrasanta, a combattere contro i Mori. Ma giurò e sé stesso che sarebbe tornato. Le sue spoglie avrebbero riposato nella stessa terra dove era stata sepolta la marchesina. E avrebbe vegliato per sempre sulla sua anima.
Di questa triste fanciulla non resta che un pallido fantasma, uno spettro solitario che si aggira per i dintorni del Castello di Moncalieri, o viene visto affacciato a una delle finestre del maniero.
Qualche tempo dopo, si venne a sapere che nei pressi del castello erano stati ritrovati i resti di un cavaliere Templare con una croce di ferro al collo insieme al teschio di un imponente cavallo.
Diverse testimonianze affermano di aver visto il fantasma di questo cavaliere aggirarsi per il cortile del Castello di Moncalieri. E quelle che sembravano delle semplici dicerie trovarono appunto conferma.
Il fantasma del frate
Si narra che quando il frate in questione sentì i passi che si avvicinavano alla sua cella, capì subito cosa stava per accadere. Le mura del Castello della Rotta, già fredde, divennero gelide come la morte. Come la morte che lo stava aspettando.
Entrarono due uomini nerboruti, con uno sguardo torvo e feroce. Uno di loro srotolò una pergamena e cominciò a leggere. La testa del frate ronzava come un vespaio inferocito, e le sue orecchie non poterono che cogliere solo alcune delle parole pronunciate dal carceriere: “anno del Signore 1424*” “sevizie”, “omicidio”, “abuso carnale”.
Tutte accuse che pesavano su di lui come dei macigni. Per un attimo nel suo cervello si fece un piccolo vuoto, una frazione di secondo in cui riecheggiarono le grida disperate di una giovane fanciulla, insieme alle preghiere e alle invocazioni di pietà proferite da un povero vecchio. Ma su solo questione di attimo: il brusio riprese, incessante e assordante.
Gli uomini lo sollevarono a forza dal pagliericcio lercio su cui era sdraiato. Lo condussero di peso attraverso corrodi di pietra tutti uguali che scendevano nelle viscere del Castello della Rotta, meandri illuminati fiocamente da torce stanche. Finché non si arrestarono di fronte a una nicchia aperta nel muro. Abbastanza grande da ospitare un essere umano.
Pronunciarono nuovamente la sentenza. Una condanna così terribile da togliergli anche la forza di urlare. Gli legarono mani e piedi e lo imbavagliarono. Lo deposero in quella che sarebbe diventa la sua bara, legandolo a un anello infisso nel muro. Due manovali presero malta e mattoni. E cominciarono a murare la nicchia con il frate dentro.
Un mattone dopo l’altro, il frate vedeva la sua vita che si allontanava. I suoi occhi grondavano lacrime e sangue. Un mattone dopo l’altro, la luce e l’aria erano sempre di meno. Finché fu solo il buio più totale.
Ed è proprio di tale frate l’ombra in abito talare assisa su uno scranno, che prega nel cortile o nelle stanze del Castello della Rotta.
Il fantasma della nutrice
La povera nutrice del Castello della Rotta stava ormai per perdere la pazienza: era tutta la giornata che correva dietro a quella piccola pesta del figlio dei padroni. Il bambino era irrequieto, indemoniato: correva a destra e a manca, nascondendosi nei luoghi più impensabili dell’antico maniero. E lei, dall’alto dei suoi quarant’anni suonati, cominciava a non sentire più le forze per star dietro alle intemperanze del bambino.
Si sedette solo per un attimo nel cortile del castello, troppo esausta: aveva bisogno di riprendere fiato. Ma il suo cuore era comunque in apprensione: erano ormai diverse ore che non vedeva più la piccola peste. E aveva addosso una strana sensazione, come un tetro presentimento, che non la lasciava in pace, come una mosca ronzante e fastidiosa.
Fu lo stesso bambino a comparire da solo, dall’altra parte del cortile, con un sorriso allegro e strafottente stampato sulla faccia. La nutrice si lasciò sfuggire un colorito rimprovero e si rimise in piedi, pronta a dargli nuovamente la caccia.
E poi furono solo due cose: un’immagine improvvisa e rumore assordante. L’immagine era quella di una carrozza trascinata per il cortile da cavalli imbizzarriti. Il rumore era quello della carrozza stessa che si schiantava contro il muro dove pochi secondi prima il bambino la stava salutando, sorridente.
La povera nutrice cadde in ginocchio. Vi fu un silenzio irreale. Seguito da grida allarmate, sconvolte. Da un confuso vociare. Da persone che si accalcavano per il cortile, facendo una gran confusione. E lei era in mezzo a quel caos di uomini e donne, inginocchiata a terra, e negli occhi ancora quel sorriso spensierato e strafottente che può dipingersi solo sul volto di un bambino di otto anni.
L’anima della donna morì in quel preciso momento. Ma il senso di rimorso rimase impresso nella carne del suo corpo. La nutrice non fu vista da nessuno, in quel marasma di presone. Andò nelle cucine. Prese il coltello più grande e affilato che le capitò di trovare. E se lo piantò nel cuore.
Con ancora negli occhi il sorriso di quel bambino.
Un senso di rimorso che non si è ancora placato: l’anima della nutrice suicida continua a vagare per il Castello della Rotta, alla ricerca del bambino, lasciando dietro di sé un delicato profumo di rose e di gigli.
In talune notti, specialmente d’inverno, sono molti gli abitanti di Moncalieri che affermano di aver visto il fantasma di questo bambino. E tutti lo descrivono con gli stessi, identici tratti somatici.
Fonte :wikipedia ; storie di fantasmi
Ci sono stato, fatto foto e trovato anche io figure simili a facce nelle finestre inoltre il telefono sembrava come impazzito, bisognerebbe entrarci
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